Relais Piazza Garibaldi

Abbazia di Valvisciolo – Sermoneta

Siamo sotto il Monte Corvino, facente parte della catena dei Volsci-Lepini (versante pontino, quindi lato Mar Tirreno), ad una quota di circa 100 metri s.l.m. e da questo punto si gode un panorama che spazia sulla piana pontina, fino alla Costa ed al Promontorio del Circeo. In basso, poco lontano da qui – nei secoli passati – si stendevano le Paludi Pontine.
L’Abbazia sorge su un pianoro rialzato all’interno di una piccola valle (dal cui nome sarebbe derivato il nome dell’ Abbazia stessa) e questa posizione sopraelevata era ritenuta indispensabile per la difesa contro i malanni delle acque stagnanti.
L’Abbazia è sita nel comune di Sermoneta, ma ai limiti del suo territorio e quindi lontana dal grande borgo e dal suo castello medioevale che dominava gli antichi possedimenti dei Caetani.

STORIA DEL COMPLESSO
L’origine di questo Monastero (SS. Pietro e Stefano di Valvisciolo) è abbastanza complessa e presenta ancora oggi alcuni margini di dubbio. Sembra che, in epoca anteriore al Mille, in questo luogo si fosse installata una colonia di Monaci Brasiliani:il Monastero era dedicato a San Pietro. Ai Brasiliani, secondo alcune fonti, succedettero i Templari: ciò dovrebbe essere accaduto dopo il concilio di Troyes (1128) dove l’Ordine fu riconosciuto dalla Chiesa. Quello che è certo, nel ‘200 comunque i Cistercensi di Fossanova presero ufficialmente possesso del Monastero.
Nelle stesse epoche, nel territorio di Carpineto (fra i Monti Lepini, non molto lontano da qui) sorgeva l’antico monastero di Malvisciolo (ora detto Valvisciolo-vecchio) di cui restano ora poche rovine). Agli inizi del ‘300 i monaci di Carpineto si trasferirono in questo Monastero portandosi dietro il nome del loro Santo (Santo Stefano) e del loro monastero (Malvisciolo, da cui deriverebbe il nome ‘Valvisciolo’ se non si vuole credere ad origini più ‘autoctone’ del nome stesso). Da allora questa Abbazia è intitolata ai SS. Pietro e Stefano.
Dal 1400 l’Abbazia iniziò un periodo di stasi, se non proprio di decadenza, accentuata dalla circostanza di essere divenuta (nel 1411) commenda alle dipendenze di Abati Commendatari, noti in genere per aver considerato questi incarichi sinecure utili allo sfruttamento patrimoniale dei possedimenti abbaziali. Nel ‘500 i Cistercensi se ne vanno per tornare nel ‘600 e rimanervi fino alla cacciata da parte di Napoleone. Fu Pio IX che a metà ‘800 finanziò importanti lavori di restauro cosicché, nel 1864, i Cistercensi ( di Casamari) tornarono ad abitare Valvisciolo.

IL COMPLESSO ABBAZIALE
Nessuna traccia è rimasta del precedente impianto attribuito ai monaci brasiliani. L’odierno complesso – di modeste dimensioni rispetto alle altre grandi Abbazie Cistercensi dello stesso Lazio – è realizzato in chiara pietra locale ed è incentrato sulla Chiesa Abbaziale il cui prospetto (con un bel rosone) affaccia su un’ampia terrazza panoramica.
L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate con archi ogivali poggianti su grandi pilastri, ha pareti spoglie di pitture e senza decori di alcun genere, secondo i canoni cistercensi. Sul fondo della navata di sinistra è collocata la cappella dedicata a San Lorenzo con affreschi del Pomarancio (1588), voluti dalla famiglia Caetani per onorare la visita di Sisto V nel loro feudo.
A destra della Chiesa si trova un bel Chiostro poggiante su colonnine appaiate munite di capitelli, restaurato in tempi non lontani; da esso si accede alla bella Sala Capitolare ed al Refettorio. Lo stile di questo complesso ha dato luogo a varie discussioni: alcuni sostengono essere stato costruito direttamente dai templari secondo loro canoni, altri lo ritengono realizzato man mano su committenze di origine diversa, anche se – almeno nella pianta esso ricalca abbastanza fedelmente i canoni bernardini.
In realtà, l’intero complesso può in concreto definirsi di uno stile cistercense semplificato, al punto da costituire riferimento architettonico per molti edifici sacri medioevali – di non grandi dimensioni – della vicina Ciociaria, quali ad esempio le bellissime Chiese gotico-cistercensi di Alatri, Ferentino, Ceccano, dove i maestri di Valviscolo prestarono la loro opera su ordine della casa-madre di Fossanova.

PER I PIÙ INTERESSATI O CURIOSI

1) IL NOME DI VALVISCIOLO
Se poco chiara è la storia di questa Abbazia altrettanto dubbia è l’origine del nome. La valle in cui si trova si chiama ‘delle Visciole’ o come da tradizione medievale, ‘dell’ Usignolo’ (in latino’Vallis Lusciniae’): da qui potrebbe aver origine l’attuale denominazione. Ma altrettanto plausibile è l’ipotesi che essa derivi dall’antico appellativo di Marmosolio o meglio ancora di Malvisciolo (nome che aveva il Monastero sito in territorio di Carpineto i cui monaci si erano trasferiti qui nel’300).

2) SEGNI MISTERIOSI
Già nella Cattedrale di S. Maria, nel bel centro medioevale di Sermoneta, sono segnalati simboli esoterici, in genere legati a luoghi con preesistenze pagane, ed in particolare il disegno di una triplice cinta (di tradizione celtica o druidica). Più numerosi sono questi simboli nell’Abbazia di Valvisciolo e si dice che siano stati i Templari a tracciarli. Nei muretti perimetrali del Chiostro si trova diverse volte ripetuto un simbolo del tipo ‘triplice cinta’ (tre quadrati concentrici uniti da segmenti perpendicolari) mentre l’abbattimento di un muro – in occasione di un restauro recente – ha portato alla luce (graffito su un intonaco) un Quadrato Magico. Si tratta di un palindromo formato dalla frase Sator Arepo Tenet Opera Rotas, dal significato oscuro (o forse era solo un divertimento).

3) LA FINE DEI TEMPLARI
Come riferisce Umberto Cordier – nel libro ‘Guida ai luoghi misteriosi d’Italia’ – circola fra gli studiosi dell’insolito l’ipotesi che al momento della scomparsa di un centro di potere spirituale (o di un culto) per una sorta di ‘magia simpatica’ si verifichi anche la distruzione di emblemi o monumenti ad esso legati.
Ebbene, sembra che quando, nel 1312, l’Ordine dei Templari fu ufficialmente soppresso ed il suo Gran Maestro dato al rogo, gli architravi delle chiese già appartenute all’Ordine si siano spezzati. Qui a Valvisciolo, dove la presenza dei Templari è attestata anche dall’esistenza di diverse ‘croci templari’ (una è al centro del rosone), l’architrave del portale d’ingresso risulta spezzato e diverse ricerche in merito attesterebbero che il danno sia avvenuto proprio all’epoca del rogo del Gran Maestro.

4) LA NECROPOLI PROTOSTORICA
Non lontano dal Monastero inizia una stradina che si inerpica per qualche centinaio di metri fra i monti; essa conduce in località Caracupa, dove, agli inizi del ‘900, fu rinvenuta una interessante Necropoli dell’Età del Ferro i cui reperti sono oggi al Museo della Preistoria del Lazio (Museo Pigorini) a Roma-Eur.